La menopausa è una fase che per la donna comporta molteplici cambiamenti.
Con il cambio ormonale menopausale il dinamismo secretivo viene meno e la donna deve affrontare una nuova situazione di staticità: vi è lentezza metabolica che si ripercuote anche sulla forma fisica con conseguente aumento di peso.
Si verificano modificazioni dell’umore anch’esse accompagnate a modificazioni biochimiche, ma con l’alimentazione si può incidere su queste per avere un miglioramento degli stati d’animo. Ad esempio il pensiero ossessivo può essere parzialmente controllato regolarizzando la glicemia, la rabbia può essere contenuta riducendo il riassorbimento di acqua e sali a livello renale, l’irritabilità può essere migliorata facilitando l’escrezione biliare.
Inoltre lo stato di iperandrogenismo relativo, in cui si trova la donna in menopausa, facilita la ritenzione di acqua e sali minerali e quindi l’innalzamento pressorio. Alimenti che devono essere sconsigliati sono quelli che tra tutti stimolano la funzione surrenalica e peggiorano l’iperandrogenismo: carni tipo agnello e coniglio, formaggi stagionati, uova (specialmente sode), alimenti ricchi di ferro e vitamina C, solanacee, funghi e alimenti che sovraccaricano la funzione renale come spinaci e bieta e carni rosse.
La funzione renale dovrà essere sempre rispettata e facilitata in quanto gli androgeni possono causare un aumento della pressione arteriosa e imbibizione per effetto sodio-ritentivo. Tali indicazioni saranno importanti soprattutto in soggetti con aumento prevalente della circonferenza toracica, del collo e del braccio.
L’utilizzo degli alimenti ricchi di iodio è invece importante per sostenere l’attività tiroidea: pesce, sedano, cavoli, pesca, ananas, fragole.
Tuttavia è bene tener presente che l’eccessiva sollecitazione metabolica può essere controindicata nei soggetti insonni, con sintomatologia ansiosa più che depressiva, che riferiscono agitazione psichica.
Determinante l’inserimento di alimenti che forniscono fitoestrogeni per il controllo della sintomatologia climaterica (vampate di calore, secchezza della pelle e delle mucose in modo particolare della vagina), armonizzazione della figura corporea con assottigliamento della vita e diminuzione delle misure del dorso.
I fitoestrogeni si trovano in: salvia, rosmarino, borragine, lattuga romana, basilico fresco, brassicacee, olive, rucola, pomodoro, cereali integrali, finocchio, vino rosso, birra, tè, aglio, cipolla, papaia, mango, cannella, noce moscata, legumi. Fitoestrogeni si trovano anche nella soia, ma in bioterapia non è previsto l’impiego di quest’ultima (latte e surrogati) perché ritenuto dannoso. La soia contiene 1.8 gr di fitati per 100 gr di sostanza che contrastano l’assorbimento del calcio e dello zinco (essenziale per il sistema immunitario). A livello funzionale sovraccarica l’emuntorio renale e recenti studi hanno dimostrato che la soia è in grado di interferire con la funzione tiroidea, aumentando il rischio di ipotiroidismo e tiroiditi.
La carne è da preferire bianca (coniglio, pollo, vitello, tacchino, maiale, agnello) e non rossa (cavallo e manzo) e va consumata almeno due volte alla settimana. Saranno da preferire tagli di animali più rotondi (vitello, maiale, pollo e tacchino) a quelli molto ossuti (agnello, capriolo, coniglio) che hanno maggior contenuto di testosterone. Le quantità ottimali sono di 120-150 grammi e le cotture migliori sono la impanatura e la cottura ai ferri perché più rapide. È importante comunque alternare la carne al pesce perché quest’ultimo è più idoneo all’attivazione metabolica. Il pesce ha funzione meno strutturante per il tipo di proteine da cui è costituito, però la rapidità di risposta a livello renale e poi tiroideo, per il contenuto di iodio, lo rende insostituibile.
Le proteine vegetali sono proteine non nobili quindi per quanto possano nutrire comunque sia non sono ottimali ai fini della ristrutturazione cellulare.
L’uovo contiene proteine importanti ed è in grado di dare la maggiore attivazione energetica, agendo sul surrene, con un alto potere ristrutturante (poiché è una proteina toti potenziale). Il surrene della donna in menopausa è molto attivo e quindi la donna dovrebbe consumare l’uovo con molta moderazione, poiché si è visto che l’utilizzo maggiore di due tre volte alla settimana comportava un frequente aumento di peli sul mento della donna. Questo può essere dovuto all’aumento della produzione di testosterone, per attivazione surrenalica, che comunque può essere ridotta consumandolo unito ad altri nutrienti (come nei dolci, frittate, ecc.).
Per contrastare l’osteoporosi è importante prevedere un apporto adeguato di calcio tenendo presente che è allo stesso modo essenziale contrastarne le perdite e favorirne l’assorbimento. L’impiego dei formaggi è sconsigliato quale fonte principale di calcio perché controindicati in caso di malattie cardiovascolari, ipotiroidismo, disfunzioni epatobiliari (che in menopausa sono spesso concomitanti) oltre a rappresentare un eccesso calorico privo di stimolo metabolico. Il formaggio, inoltre, aggrava lo stato trombofilico tipico della fase menopausale che richiede invece un apporto costante di alimenti fluidificanti e antiaggreganti come l’ananas, le fragole, il melone, l’aglio, la cipolla, il prezzemolo. Sono indicati piuttosto i pesci e le verdure ricche di calcio: rucola, agretti, olive, vongole, polpi, seppie, cozze. Il calcio, però, è solo uno dei minerali essenziali per l’osso: per mantenere il trofismo osseo devono essere introdotti giornalmente minerali sinergici. Per questo è sufficiente variare quotidianamente i cibi assunti e differenziare frutta e verdura in modo da garantire l’apporto di tutti i minerali (Mg e K) e gli oligoelementi (SI e BO). Il ruolo dei minerali è essenziale anche per il loro potere alcalinizzante del sangue contrastando l’effetto calci urico degli acidi prodotti dagli alimenti che ingeriamo, come proteine e carboidrati raffinati.
L’impiego di carboidrati complessi di sera si rivela indispensabile in presenza di insonnia, disturbi dell’umore e in generale per frenare la funzione surrenalica. In alcuni casi può essere utile la riduzione del glutine, con inserimento del mais, del riso, delle patate o di altri cereali, come il farro che ne contiene una quantità inferiore, tenendo conto del diverso carico glicemico specie in presenza di disturbi del metabolismo glucidico.
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